Nacque a Marcianise verso il 1730; fu uno dei migliori discepoli della celebre Scuola del Marchese Francesco Solimena, fu chiamato in arte Paolo Marcianisi, dal nome della sua Patria. Morì a circa 80 anni.
Pittore di gran fama, fu di un’attività prodigiosa, che non conobbe soste, ma si svolse in un continuo crescendo, mettendosi in primissima linea nella produzione artistica del suo tempo. La sua prontezza di assimilazione, la sua facilità di pennello, la sua rapidità di esecuzione, ci hanno lasciato di lui una superba collezione di pregiatissime tele.
La sua arte ha notevoli pregi: egli, nella prospettiva raggiunge una perfezione sorprendente, perché il suo occhio esercitato alla distanza, coglie le profondità e l’euritmia delle masse, nella finezza percettiva delle differenze di proporzioni, delle figure e della intensità luminosa. Nella disamina dei suoi quadri, si rileva talvolta che qualche figura secondaria o qualche trascurabile particolare pecca di precisione, ciò che fa legittimamente pensare, che data la grande quantità di lavori, in alcuni di essi le parti secondarie dovettero essere affidate ai suoi allievi, perché non si spiegherebbe lo strano fenomeno di osservare nelle sue tele, nudi e figurazioni precisissime ed impeccabili, miste a braccia un po’ difettose, ed a vesti che talvolta lasciano a desiderare.
Nei particolari delle immagini e dei colori, il Di Maio è vivacissimo e demarcato, e nel complesso dà alla sua superba
produzione artistica, l’ansia di operare in una specie di fervore religioso, la realtà che egli esprime, con sentimento direi quasi ascetico.
La prima opera che egli espose al pubblico fu in Napoli, nella Chiesa di S. Giovanni a Carbonara, nella Cappella ove si Battezzavano i Turchi, sopra la porta di essa, contenuta in un ovale, rappresenta un Padre Servita che battezza un infedele.
Nella Chiesa di S. Maria Egiziaca, pure in Napoli, nei quattro angoli vi sono effigiati i quattro Evangelisti, ed ai lati dei finestroni sotto la cupola, proprio sotto gli archi, vi sono dipinte le quattro virtù; tutti lavori ad olio.
Anche in Napoli, nella Chiesa di Gesù e Maria, dei Padri Domenicani, vedesi dipinto sull’Altare Maggiore un quadro di trenta palmi, ove si vede effigiato il miracolo fatto da S. Vincenzo Ferreri, allorchè trovandosi in una campagna, con gran numero di persone che lo seguivano, mancando il cibo, alla orazione del Santo, comparvero all’improvviso molte persone che portarono pane, vino ed altri commestibili, di cui tutti si ristorarono.
Nella Chiesa del Carmine Maggiore, vedesi sulla prima Cappella del Canto del Vangelo, il quadro con la SS. Trinità in Gloria, e nel basso S. Gennaro e S. Irene, in atto di porgere loro preghiere.
Nella Chiesa delle nobili Monache, intitolata a S. Giuseppe dei Ruffi, sotto l’arco del cappellone dalla parte pure del Vangelo, al lato del finestrone, sono dipinti due quadri, che rappresentano l’uno quando S. Agostino fu Battezzato da S. Abrogio, l’altro quando l’Angelo gli porta il libro su cui è scritto Ecce tolle et legge. Sotto il medesimo arco vi sono due quadri piccoli, con un Santo Vescovo Agostiniano per ciascuno di essi.
Nella Chiesa di S. Nicola alla Carità, nella prima Cappella a sinistra entrando, vedesi un quadro che raffigura lo sposalizio della Beata Vergine con S. Giuseppe, e nelle mura laterali, due ovali, in uno dei quali è effigiato S. Filippo Neri, e nell’altro S. Carlo Borromeo.
Nella Chiesa dei Padri Vergini, vi sono due quadri di palmi venti ciascuno, in uno dei quali è dipinta la Risurrezione di Nostro Signore, e nell’altro la Sacra Famiglia.
Nella Casa della Madonna dei Monti, ove trovasi il Noviziato dei Padri Pii Operai, vi sono due quadri, in uno è effigiato S. Paolo che predica, e nell’altro S. Pietro che battezza più persone.
Nella Chiesa di S. Giorgio Maggiore, vi è dipinta una S. Lucia di molto pregio.
Nella Chiesa dei Santi Apostoli, nella Cappella di S. Ivone, sopra il quadro di detto Santo fra l’intercolunnio, vedesi una magnifica Immagine dell’Addolorata Vergine.
A Monte Cassino, nella sala Capitolare vi sono dipinti tre quadri alla volta, raffiguranti il primo, Mosè che per Consiglio di Jetro crea i giudici pel buon governo del popolo il secondo, Gesù dodicenne fra i Dottori del Tempio, il terzo, S. Benedetto che dà la sua regola a Monaci e Cavalieri.
In Marcianise, sua terra natia, quasi tutte le Chiese recano l’impronta della sua magnifica arte, così come appresso.
Nella Chiesa Collegiata, sulla porta principale dal lato interno, notasi un gran quadro in tela, raffigurante la Piscina Probatica; sul Coro, si vedono due grandi tele, quella sulla parete sinistra rappresenta l’apparizione di S. Michele sul Gargano, con una processione, in cui le immagini dei Canonici si ritengono essere rispondenti a quelli del tempo, quello sulla parete destra rappresentante il Sacrificio della Messa. In detta Chiesa si ritengono anche del Di Maio, i quattro quadretti a mezza luna che trovansi sui frontali delle due Cappelle laterali all’Altare Maggiore.
Nella Chiesa dei Frati Minori, è del Di Maio il quadro grande sull’Altare Maggiore, raffigurante S. Francesco che esorta i Frati ad imitare S. Pietro d’Alcantara. In questa Chiesa notasi anche la collezione superba dei 14 quadretti della Via Crucis che si attribuiscono al grande Luca Giordano; essi in effetti sono di una precisione impeccabile, in tutti i minuti particolari, in cui nulla è trascurato che possa dar segno tangibile della mano di quell’atleta del pennello.
Nella Chiesa di S. Maria Assunta ai Pagani, è del Di Maio il quadro alla soffitta, raffigurante la presentazione al Tempio, in non troppe buone condizioni. In detta Chiesa, è degno di rilievo il quadro sull’Altare Maggiore, dipinto sul legno, di autore ignoto, raffigurante la morte della Beata Vergine; lo stile bizantino del 1400, in cui si nota la precisione delle figure e la miniatura dei particolari, caratteristica dello stile, unitamente al disco alla testa nelle immagini dei Santi.
Molti quadri del di Maio si trovano nella Chiesa dell’Ave Grazia Plena o Annunziata, però siccome mi sono proposto di far l’elenco completo delle magnifiche pitture di quel Sontuoso Tempio, ne rimando a quel Capitolo la enunciazione.
Nota aggiuntiva: Oggi la pittura demajesca rappresentata da Paolo de Majo nel Settecento Napoletano si arricchisce, anche, delle opere pittoriche del fratello Ludovico.