La consuetudine ghiotta della Colomba Pasquale trova il suo perchè in una poetica leggenda. La Colomba nacque in quel cantuccio della vecchia Milano che si chiamava “La Chiusa”. Là, un autentica colombina aveva fatto il suo nido sotto la grondaia di una vecchia casa.
La buona massaia che spalancando la finestra della cucina scorse per prima il nido fu piacevolmente sorpresa. Le bestiole diventarono subito le sue piccole amiche rallegrando la casa della brava donna col loro gaio ed amoroso linguaggio. Era tempo di guerra e un giorno il capo di casa ed i figlioli indossarono le pesanti corazze e partirono per raggiungere il Carroccio. Qualche lacrima cadde dalle ciglia della brava donna che rimase sola con i suoi pensieri e le sue ansie. I piccioni nella grondaia rimasero a tenerle compagnia. Ma ecco che una mattina il colombo e la colomba apparvero più inquieti del solito. Col loro strano ma dolce linguaggio stavano comunicandosi qualche cosa di molto serio, e, vicini vicini col becco, pareva si baciassero con particolare tenerezza. Finalmente una decisione fu presa; i due colombi scesero dalla grondaia e si posarono sul davanzale della finestra. Uno di loro reggeva nel becco il nido, nel mentre l’altro implorava col suo “glu glu”. La massaia si affacciò, vide la coppia, vide il nido coi piccoli, parlò, commentò, chiese, frugò dentro lo strano linguaggio e infine, quando la colomba depose sul davanzale il nido coi piccini, comprese che quella era una vera e propria consegna. Poi la massai sorpresa e incuriosita vide i colombi sparire nell’aria, diretti velocemente nella direzione dell’ampia distesa lombarda dove i suoi uomini stavano combattendo. I guerrieri del Carroccio erano accampati in attesa del nemico: dall’alto i colombi, per la prima volta messaggeri, potevano scoprire in unico sguardo i due eserciti rivali, ed essere presi quasi d’impazienza per la facilità con la quale potevano segnalare agli amici guerrieri del Carroccio la strada della vittoria. Volavano in ampi giri planando, cercando di esprimere il senso della giusta direzione. Dietro i colombi messaggeri e augurali i soldati del Carroccio partirono soggiogati: e la battaglia ultima fu più celeste che umana, la vittoria ebbe tutti i segni dell’incantesimo. Grazia, la buona massaia, faceva il pane e, col le sue mani che vagheggiavano quasi la forma dei messaggeri alati, seguiva a imitare sulla pasta l’immagine dei colombi nati dal nido, allorchè giunsero i suoi guerrieri di ferro e sul davanzale tornò la coppia felice. Suonava la gloria di Pasqua: e Grazia infornò il pane dolce nato dalle sue mani nella forma di una colomba. Forse, ad ogni sabato santo, il bambino troverà che la leggenda della Colomba Pasquale è anch’essa un dolce pane di rito, nel quale s’inaugura la primavera. Leggenda riportata dal Giornale della Campania 1937 ricerche a cura di Donato Musone.