Giuseppe Musone, che subentrò al Sindaco de Franciscis, ritenne opportuno pubblicare, in occasione degli esami delle scuole elementari, un opuscolo che conteneva la sua Prolusione relativa alla seduta del Consiglio Comunale del 13 ottobre 1864, onde fissare storicamente questo momento così importante per la vita cittadina ed amministrativa di Marcianise nonchè il processo riguardante l’Unità dell’Italia. Musone amministrò dal febbraio 1863 al settembre 1868.   Giunta: A.Boccagna – Angelo Letizia – G.B.Argenziano – Nicola Gaglione. Consiglieri Comunali: Accinni Ignazio; Amoroso Tommaso; Argenziano Giovan Battista; Boccagna Angelo; D’Ambrosio Alfonso; De Paolis Raffaele; Giuliano Giuseppe; Letiza Angelo; Marino Giovanni; Novelli Antonio; Paolella Vincenzo; Paradiso Giuseppe; Tartaglione Camillo; Tartaglione Luigi;Tartaglione Michelangelo, Valentino Nicola – Viciglione Girolamo.

Il discorso del Sindaco Giuseppe Musone :

1.

Render conto della propria gestione, chiamare a rassegna il passato, esporre il piano delle nuove opere che s’intendono attuare, é debito indispensabile di chiunque presiede ad una pubblica amministrazione, e di coloro specialmente cui il voto popolare chiamò a reggere la cosa pubblica. Poiché per tal guisa, tolto ogni orpello ed ogni mistificazione, la realtà de’ fatti si presenta al Tribunale dell’opinione, le false estimazioni si dileguano, il criterio delle civili istituzioni s’ insinua nelle masse, si sviluppa e fortifica in ognuno la coscienza dei propri diritti, l’esperienza del passato ci rende edotti dell’avvenire, e la vita elettorale divenuta  intelligente ed operosa non fallirà mai al suo nobile scopo di dare al paese la più degna rappresentanza.

Per tal guisa ancora gli amministrati partecipano e condividono il pensiero dè loro amministratori, e colui che ebbe la sorte, o almeno la volontà di migliorare il suo paese, di scuotere le funeste abitudini del caduto regime, di destare la vita dov’era la inerzia, troverà almeno nell’assennato giudizio degli onesti un qualche compenso alla durate fatiche.  Fu perciò mio disegno, nell’inaugurare la presente sessione del Consiglio Comunale, rivolger lo sguardo sulla via percorsa, e rassegnare al giudizio del pubblico quali mezzi siensi praticati, e quali cure spese, in  men di un anno, dal Consiglio e dalla Giunta per accorrere a’ bisogni del paese, e per aumentare i1 morale e materiale benessere.

2

Il miglioramento dell’amministrazione interna del Comune fu il primo nostro pensiero.  L’Uffizio Comunale, nessun di voi lo ignora, rivelava un concetto di accidia, e di disordine: niuna regola per le tornate della Giunta supina negligenza negli stipendiati, incertezza ne’ proventi di Segreteria; un ammasso di carte polverose avea il nome di Archivio, ed i Conti Comunali dall’anno 1856 giacevano negletti, e non discussi. La Sessione ordinaria di Ottobre 1863 fu l’aurora del nostro riordinamento amministrativo; poiché il Consiglio Comunale, ristorato di nuovi elementi, sembrò riaversi dalla sua fiacchezza, e moltiplicando le sue tornate, e protraendole fino a notte avanzata, niuna fatica intralasciò per provvedere ad ogni sorta di occorrenze. E fu appunto in quelle lunghe ed operose riunioni, che vennero elaborate innumerevoli deliberazioni, e tanti e tali provvedimenti furono adottati, che valsero grandemente a rialzare il credito del Municipio, ed a conciliargli l’amore degli amministrati. Fu allora discusso e votato l’attuale Regolamento interno del Consiglio, e il Regolamento disciplinare degli stipendiati, e salariati. Dè provventi di Segreteria fu formata una cassa sociale a beneficio degl’impiegati, ripartibile a giudizio della Giunta in ragione dell’idoneità, ed assiduità al lavoro: così la sorte degli impiegati medesimi veniva migliorata, fissati i loro doveri, garentita la loro condotta da ogni attacco calunnioso. Fu allora disposto, che niuna spesa si fosse risparmiata per lo pronto riordinamento dell’archivio, ed indi a poco, dopo non lievi fatiche, rizzati novelli armadi, si videro ordinati in bello assetto i registri delle Contabilità Comunale, dello Stato Civile, della Milizia Cittadina, e di tutti gli svariati rami della gestione Comunale. Un generale inventario fu pure disposto di tutti i mobili delle Officine Pubbliche, dell’Ufficio Comunale, delle Scuole Elementari, della Regia Giudicatura , dell’Uffizio di Demanio e Tasse, del Corpo di Guardia Nazionale, dell’Uffizio di Pubblica Sicurezza; ed oggi, redattolo ne’ modi di regola, si conserva nell’Archivio del Comune. Lavoro arduo ed increscioso era la revisione de’ Conti Comunali fin dalla gestione del 1856 inclusiva. Ma la Commissione de’ conti riunita in quasi permanente, con alacrità di studi e con imparzialità di esame esaurì l’impegno, e con lunghe e ragionate relazioni spianò la via agli avvisi dell’Assemblea Consiliare; sì che essendosi nella primavera ultima esaminato benanco il conto morale e materiale del 1863, si può dire con soddisfazione che per questo lato niun altra pendenza rimane ormai a risolvere.

 3.

Ma era pur lieve cosa sistemare un uffizio, e simmetrizzare le carte: ciò che sforzi supremi richiedeva era lo indirizzo novello da dare alla cosa pubblica, il fecondare coll’alito amministrativo i germi di vita, e procurare a questa grande famiglia che si chiama popolo una esistenza rigogliosa e propizia.

Un Comune con 10 mila abitanti, con una estensione abitata di circa chilometri quattro di circuito, con un tenimento di tremila ettari di terreni ubertissimi, con molte e pingui istituzioni di Beneficenza, con tanta agiatezza ed opulenza di famiglie, questo Comune, è doloroso dirlo, aveva un aspetto lurido e deforme, lungo le strade ogni angolo di abitazione era un letamaio; il davanti di ogni bottega era un ingombro di ordigni che creava ostacoli al libero transito; corsi di acqua putrida spesso in pieno giorno insozzavano le vie; le case stivate di combustibile, e tramezzo a’ fabbricati le vaste pagliaie minaccianti con pericolo continuo la sicurezza de’ cittadini.

L’Amministrazione Comunale fu sollecita di prendere all’uopo energici  provvedimenti. Fu richiamata in osservanza quella parte degli Statuti Municipali che ingiunge la nettezza delle strade, e un Agente del  Municipio fu delegato esclusivamente a vigilarne la esecuzione; fu organizzato un sistema di spazzamento giornaliero per mezzo di persone riconosciute del Municipio; fu disposta la demolizione delle pagliaie, al che da parte dei cittadini si corrispose con una lodevole docilità.

E se in quanto alla evacuazione del combustibile l’Ordinanza Municipale non è sortito ancora una completa attuazione, nessuna colpa è da attribuirsi all’Amministrazione. Le abitudini esclusivamente agricole di questa popolazione, l’assoluto difetto di case rurali nelle vaste nostre campagne; ed anche il soverchio sminuzzamento dell’industria agraria, sono ostacoli positivi, e creano non lieve imbarazzo nella esecuzione di un cosi’ importante provvedimento. Nulladimeno un qualche impulso si è data alla preveggenza dei coloni in modo da scongiurare il più che sia possibile, il pericolo degli incendi, e giova sperare che l’opera del tempo, le replicate insinuazioni, il progresso dei lumi, e molto più un’acconcio sistema di custodia delle campagne, valgano pure una volta a distogliere la pericolosa costumanza, e a fra comprendere alla classe agricola che l’interesse pubblico, e la sicurezza di un paese così popoloso è da preferirsi all’utile privato; e che il pericolo delle perdita o del deprezzamento del combustibile depositato nelle campagne è sempre poca cosa a fronte de’ rischi di un incendio che divora le case, le sostanze, e la vita.

4.

Un successo però assai maggiore è da sperare in quanto alla proprietà delle strade, e luoghi pubblici, ed in quanto a tutt’altro che riflette ornato e bellezza del paese,allorquando saranno pubblicati e messi in vigore i novelli Statuti Municipali. Mutato il sistema governativo, emancipati i Comuni, creato un nuovo ordine di cose, le vecchie ordinanze municipali, ove pur n’esistevano come i vecchi merli di un rinnovato edifizio, rimanevano unicamente a testimoniare la loro impotenza ed inopportunità. – A regolare le nuove relazioni tra il Municipio ed il popolo facea mestieri di novelle sanzioni adeguate a’ bisogni, ed allo sviluppo delle libere istituzioni. E l’Ufficio di Prefettura vivamente interessandosi di questo fattore precipuo dell’incremento de’ Comuni diramava redatto in stampa un progetto di Statuti di Polizia Urbana e Rurale, facendo facoltà alle singole amministrazioni di apportarvi quelle modiche, che dalle esigenze locali fossero richieste. – Questa Giunta Municipale non mancò di rispondere prontamente all’invito della Prefettura, e dopo studiati e discussi i singoli articoli di quel progetto, il lavoro fu presentato all’approvazioone del Consiglio. Per tal modo quel progetto di Statuti rimesso al Ministero, è in via di ricevere la Reale sanzione. Intende ognun di voi quali vantaggi scaturiranno da questa nuova legislazione municipale : spariranno se non altro, i dubbi e le incertezze ingenerate dall’applicazione degli antichi regolamento sotto il nuovo regime, ed un sistema di pratiche uniformi in tutti i Municipi darà ai medesimi un nuovo impulso, e rileverà la grande importanza della sicurezza delle campagne, della nettezza delle strade, della pubblica igiene, e degli altri rami del servizio municipale.

 5.

Ma dond’è che si misura principalmente il merito di un Amministratore Comunale? Di quale Opere Pubbliche, sento dirmi da alcuno, di quali utili istituzioni avete voi arricchito il paese? Ed è ben giusto, che a questa dimanda si soddisfaccia, la quale riguarda l’elemento più vitale di un Amministrazione, e quindi costituir deve la parte più culminante del nostro rendiconto. Le opere dell’uomo si compiono nel tempo: lo stesso Artefice Supremo non architettò questa gran macchina dell’Universo che in epoche successive. Follia quindi sarebbe il pretendere che in men d’un anno concepite si fossero, e maturate, opere degne d’un popolo colto e civile. Due gravi difficoltà si paravano dinanzi alla vostra Amministrazione: creare le risorse finanziarie in mezzo a’ sempre crescenti bisogni del Comune, e vincere la pusillanimità di coloro che di ogni novità s’impaurano. Questo secondo ostacolo era forse più grave del primo. Sotto l’incubo del caduto dispotismo l’Amministrazione Comunale poteva appena agitarsi, e dar segni di vita: le guarentigie delle Legge del 1816 erano una illusione, le scuole pubbliche un’ingiuria al buon senso, gl’Istituti di Beneficenza un’ipocrisia organizzata, l’ornato e la Bellezza d’un paese erano folle ed utopie. Tutto essere dovea immobile e stazionario, e le abitudini del servaggio corrompere la morale, e la plebe abbruttirsi nella ignoranza. – Ma quando il grido della libertà, pari al fremito dei nostri Vulcani, tutta scosse ed agitò questa parte dell’italiana famiglia, un movimento inusitato, un impeto febbrile successe allora all’antico letargo, l’adulazione e la menzogna cessero il posto alle generose aspirazioni, e dalle plebi neglette emerse il popolo con la dignità di nazione. I Municipi allora, vigorosi d’una vita novella, compresero l’importanza del loro essere, e posero mano alla difficile opera di educare il popolo, di migliorarne la esistenza, abbellire l’abitato, bonificare l’aria, aprire strade, creare utili e civili istituzioni. Difficile opera io dissi, poiché spesso attraversata e combattuta da un elemento nemico, avanzo della spenta barbarie.

L’esistenza letargica dell’antico Municipio abituò alcuni uomini alla indiferrenza ed all’egoismo, e questi spiriti gretti guardano torvo ogni movimento, ed ogni progresso. Un leggiero sacrifizio è per essi una vessazione insopportabile, ogni opera pubblica è un attentato all’economia del Bilancio. Né sanno persuadersi che la libertà, e la civiltà sono preziose conquiste più del vello d’oro della favole, e che un sacrifizio momentaneo, una momentanea abnegazione ci affrettano i vantaggi di una prosperità duratura. Con la scorta di questi principi, o Signori, la vostra Amministrazione Municipale misurò l’arduo compito assegnatole, e senza far caso della ironia dè malevoli deliberò o iniziò opere grandiose, le quali potranno, quando che sia, mutar faccia a questo non ultimo de’ paesi della Provincia, e potran valere ad acquistargli il grado e la importanza di città. – Uditene il dettaglio.

Per una traversa di ferrovia si fecero voti, e si progettò un consorzio dal Municipio Aversano: una ferrovia che percorresse le nostre fertili pianure, che ci mettesse in diretta comunicazione con la Città, e col porto di Napoli, che innestandosi alla rete delle ferrovie rannodasse la nostra vita a quella delle altre popolazioni e creasse tramezzo a’ nostri agricoltori lo spirito d’industria e lo slancio del commercio, sarebbe un’opera daddovero di sì grande ed incalcolabilre utilità, che niun altra mai potrebbe agguagliarla. – E il nostro Municipio fu compreso di nobile entusiasmo pel grandioso e patriottico disegno, e rispondendo  con un eco fraterno all’invito del Municipio d’Aversa non solamente inerì a’ voti, ed al progetto, ma con solenne deliberato de’ 6 Marzo ultimo offrì benanche la somma di L. 30,000 pagabile in annue rate; faccia  il Cielo che i voti sieno accolti e rinata questa popolazione alla nuova vita dell’industria e del commercio  migliori destini le arridano, a più propizio avvenire! Un putrido stagno ammorba ancora l’aria, e rende brutto e malagevole l’abitato dalla parte del vicino  Comune di Capodrise. Il fastidio che inegera quella vista, la difficoltà del transito ne’ giorni di copiosa pioggia, il lezzo che tramdanda quella cloaca perenne, e il sensibile pregiudizio della pubblica salute, eccitarono per molti anni le vive reclamazioni de’ cittadini dimorano in quella contrada, e attirano sul Municipio i più solenni rimproveri – A fronte d’un male sì grave non potea ristarsi l’Amministrazione Comunale e fin da’ primi suoi momenti s’impegnò a portarvi rimedio. Stremata d’ogni mezzo pecuniario si rivolse alla generosità del Real Governo, e l’ottenuto sussidio, comunque tenue di L. 2,000 fu un primo passo avventuroso, ed un’incitamento a tentare altre vie. Si fece ricorso all’Amministrazione della Provincia, e si domandò un’anticipazione di fondi, o piuttosto un prestito gratuito di L.10,000 da restituirsi a rate annuali. Non si mostrò aliena la Deputazione Provinciale, ma bisognava rassegnare il caso al Consiglio Generale: si aspettò la sessione ordinaria, la domanda fu discussa, e il prestito gratuito fu votato ad unanimità. – Era mestieri infine ottenere dal Reale Governo il Decreto di spropriazione, per motivo di pubblica utilità, de’ fondi da occuparsi per l’inalveamento delle acque, e fu duro in tal riscontro a sostener la lotta de’ pregiudizi e del fanatismo, poiché l’occupare un terreno della Chiesa fu giudicato da taluno fino un caso di anatema. Ma il Ministero troncò la controversia, il Decreto fu dato, e gli sforzi perseverati del Municipio furono coronati di successo. E pende oramai la pratica delle subaste, e può dirsi che in breve ora, prosciugata quella lurida pozzanghera, la strada di S. Pasquale, si tramuterà in un ameno  viale ombreggiato da platani fiancheggiato da marciapiede; lo spianato esistente innanzi al Cenobio ed  innanzi alla Chiesa dell’elegante frontespizio si svilupperà abbellito e contornato di banchine e di fanali in luogo del vecchio muro che oggi lo cinge; un larga strada rotabile correrà lateralmente al nuovo alveo fino ad imboccare alla strada Pagani; e finalmente l’ingresso del Paese del lato di occidente mercè un ponte di nuova costruzione, e l’abbattimento di due dirute cappelle ne rimarrà rifatto e migliorato. La Religione de’ sepolcri è religione di memorie ed affetti, e fu sempre uno dè precipui pensieri della prisca e della moderna civiltà. Ma qual’è intanto il nostro  Camposanto Comunale? – Luogo agreste e selvaggio, ove non un tumulo, non un fiore, non una pietra ci ricorda de’ nostri cari estinti, ove financo l’onor delle croci era abolito! – Ma un acconcio progetto di restaurazioni è stato votato, e una grande urna riceverà le ossa disumate, e una Chiesa di grandiose proporzioni sorgerà a decoro del luogo e le celle mortuarie di distinzione, e il nuovo scompartimento del terreno, e le tombe di famiglia cancelleranno ogni sinistro aspetto. E comunque le subaste non a’ guari siano rimaste deserte, pure co’ mezzi disponibili del corrente esercizio il lavoro sarà iniziato in economia, e quel sacro locale diverrà ben tosto la degna requie de’ defunti, e testificherà a’ nostri figli la civiltà de’ loro genitori.  Un terreno Ecclesiastico, cinto da una siepe deforme, giace in mezzo all’abitato di questo Comune, e toglie ogni bellezza alla più bella della nostra strada che da Piazza Mercato conduce al Cenobio. La Mensa Capuana, che n’è la proprietaria, rifiutò sempre le molte e larghe offerte de’ privati di permutare quel fondo: ma questo Consiglio Comunale mettendo innanzi argomenti di ornato e di sicurezza pubblica, di difetto di locali ad uso di pubbliche amministrazione, a’ dimandato l’acquisto di quel terreno a titolo di pubblica utilità. E fattane elaborare la pianta topografica, e rimessala alle competenti Autorità, il Genio Civile non trovò cosa a ridirvi, la Deputazione Provinciale a’ impartito la sua approvazione al deliberato del Comune, e può la pratica dirsi già molto inoltrata per attendere una pronta e favorevole risoluzione.  Poco lungi dal dinotato terreno della Mensa sorge un edifizio di vaste proporzioni. Lo costruiva il passato Governo per uso di padiglion militare, ma l’opera rimase incompleta, el le nude fabbriche, la mancanza  del tetto, il deperimento delle volte presentano oggi uno spettacolo informe, che deturpa la simmetria di  quella Piazza. Il Consiglio avvisò potersi addire quell’edifizio ad uso di vari rami dell’Amministrazione, ed in parte specialmente ad uso di Carcere Mandamentale, mentre l’attuale Casa Carceraria è un infetto ed umido locale che meglio direbbesi un covo di belve, che un luogo di correzione e di educazione. – Con tale intendimento il Consigliò ne disegnò lo acquisto, e con deliberazione del 6 Maggio ultimo offriva al Real  Governo un’annuo canone di L.200. – Il Ramo di Guerra dichiarò ostare le leggi alla chiesta concessione e non potersi altrimenti attuare l’acquisto che mercè lo sperimento delle subaste, e per facilitazione della cosa a’ ceduto quel fondo al Ramo delle Finanze con raccomandazione di presto esporlo venale. In conseguenza di ciò l’Amministrazione del Demanio a’ già fatto eseguire la stima dell’immobile, e gli avvisi d’asta non tarderanno a pubblicarsi. Chi ignora le facili condizioni dell’acquisto de’ beni demaniali, si persuade facilmente che il progetto del Municipio non incontrerà grandi ostacoli ad esser attuato. Per tal guisa in un medesimo edificizio di vasta capacità, e nel sito più importante del Comune, potremmo un giorno vedere riuniti tutti gli Uffizi dell’Amministrazione Comunale e Mandamentale. Una strada, che può dirsi la più amena e la più ridente del paese, è in via di costruzione: una strada ampia, fiancheggiata da buoni edifizi, che mette in comunicazione due grandi vie parallele, le quali tagliano il paese in tutta la sua lunghezza. La passata Amministrazione la progettò, la presente l’a’ eseguita superando tutti gli ostacoli delle deficienza de’ mezzi, e quelle delle pretensioni dei proprietari della case demolite la strada che conduce al Duomo, e il Monte de’ Pegni. Il Duomo, ricco e splendido, monumento di questo comune, il Monte dei Pegni antichissima e ricca istituzione che forma la gloria de’ nostri maggiori, meritavano le solerti cure del Municipio, e i più schifiltosi non potranno non far plauso all’egregio pensiero. O per difetto di vigilanza, o per insufficienza di mezzi, il sistema d’illuminazione notturna accidiosamente condotto era un continuo rimprovero all’Amministrazione Municipale. Non fu quindi improvvido disegno impinguare alquanto il relativo articolo del Bilancio, e messa al vigilanza a condizioni più severe, e sostituito di poi il sistema a petrolio, non può negarsi che un sensibile vantaggio siasi ottenuto sul precedente andamento.  L’Ufficio della Regio Giudicatura presentava un aspetto di sordidezza e di abbandono da eccitar merita-mente i reclami del giovane egregio Magistrato che la regge. Lo stesso era dirsi della stanza di rappresen tanza del Sindaco. La Giustizia, e l’Amministrazione son qualche cosa di nobile ed augusto, e la decenza e proprietà de’ locali è condizione indispensabile del loro regolato ordinamento. E però il Consiglio Comunale sollecitamente provvide al bisogno, e i Comuni del nostro Mandamento veggono oggi con soddisfazione riflettersi su di esse medesimi il crescente decoro del Comune Capoluogo. In mezzo alle pacifiche abitudini de’ nostri coloni parve ad un tratto aggravarsi un ingente malanno. Un sistema organizzato di spie, un avida genìa di pubblicani invadeva l’abitato. Un aguzzino ad ogni capostrada, un’inquisizione ad ogni luogo di smercio di commestibili, e circoscritta la libertà del traffico, e disposto il marchio, e la rivela degli animali, e minacciate severe penalità a’ contravventori. La condizione di Comune chiuso parve caso gravissimo ad una popolazione abituata a vivere alla spensierata, e senza le torture d’una severa fiscalità: l’ignoranza e i pregiudizi esageravano il male, e i fautori del passato soffiavano nella bragia per eccitare il malcontento, e l’allarme – Una lotta lunghissima, il Municipio avea sostenuto col Ministero per ottenere la qualifica di Comune aperto, e con grave spesa, avea levato una pianta topografica per giustificare la impossibilità di cingerlo con una linea daziaria. Chi avesse vaghezza di persuadersene,  potrà leggere le molte elaborate deliberazioni del Consiglio Comunale, le quali però sventuratamente non ebbero il successo che si sperava. In tal distrette il Municipio non vide altra via da scongiurare il male che la transazione. La cifra di L. 8.000 era stata con previdenza collocata nel Bilancio presuntivo, e sebbene non la si fosse fatta figurare sotto la propria epigrafe, copertamente e ad arte stata allogata sotto altre rubriche del Bilancio medesimo nel fine di non esser colti alla sprovvista, e di trovarsi apparecchiati ad ogni sinistra eventualità. Ma il pubblicano insaziabile pretendeva ad una cifra favolosa: e il Municipio sulle prime con una legale resistenza, più tardi con invocare la mediazione del Capo della Provincia, e finalmente con la interposizione di persone autorevoli declinò le enormi pretensioni sino al punto di ridurle gradatamente alla cifra ultima imposta dal Governo e che figurava velatamente fra le attività del Bilancio Comunale. In questi termini fu  attuata la transazione, ed in quanto a’ modi e tempi del pagamento furono stipulate condizioni fino ad un certo punto più benigne di quelle ad altri Comuni imposte – E’ meritevole di lode l’operato del Municipio?

– A chi ancora ne dubitasse, a chi cercasse malignare con sinistra interpretazione la rettitudine delle intenzioni del Consiglio, io non ricorderò le ragioni di convenienza e di prudenza che informarono quel deliberato; risponderò soltanto che la grande maggioranza ottenuta nel Consiglio con voti dodici contro due, e la favorevole impressione eccitata nel pubblico dall’annunzio della seguita transazione chè tanto forse non ne à eccitata la transazione diplomatica Franco-italiana, e le festive acclamazioni di gioia che accompagnarono il banditore della lieta novella lungo le strade del paese, ci sono guarentigia sufficiente contro i morsi dispettosi della calunnia. Due altre opere io sempre reputai necessarie ed utili, né tarderò a proporle alla saviezza del Consiglio, che saprà trovar modo di allogarle fra le angustie del Bilancio: la restaurazione dell’acquedotto sino alla fontana Annunciata, e la rettifica della strada di Loriano. Tende la prima ad estendere ad un rione importante del paese il beneficio della saluberrima acqua Giulia; tende l’altra e non tener da noi divisa e quasi reietta una piccola ed infelice borgata. Uno studio accurato delle condizioni della finanza comunale ci metterà nel grado di maturamente deliberare su questa duplice proposta dettata dà più validi argomenti di equità e di convenienza.

6.

Ma finora io non d’altro v’intrattenni che di Opere materiali: vi ànno però altre opere d’un genere più elevate, e che tendono direttamente ad educare il popolo, né per questo lato l’Amministrazione Comunale  si mostrò neghittosa e indifferente.  Il nobile intento di promover l’amore al lavoro, d’incoraggiare lo spirito di economia, di reprimere le  usure di piazza, di distornare la classe industriosa dai bagordi dell’osteria, fece sorregere l’ingegnoso trovato delle Casse di risparmio.  Le più cospicui città della Provincia accolsero la nobile istituzione, e quella impiantata in Caserta presenta sin dall’alba della sua vita i più favorevoli risultamenti.  Ad evitare le spese, e le gravi difficoltà di creare una Cassa principale, fu mio disegno d’istituire una succursale a quella del Capoluogo della Provincia, e un progetto di regolamento e stato già discusso ed approvato da quel Consiglio d’Amministrazione, ed in una delle prossime tornate verrà rassegnato a questo Consiglio Comunale – Questa provvida istituzione, che per nessun modo aggrava l’azienda del Comune, diretta ed amministrata dalla Giunta Municipale, e condotta dall’opera degl’impiegati Comunali, mercè la valida coadiuvazione delle Autorità e dè pubblici  funzionari, mercè le insinuazioni degli onesti, mercè l’esempio di tutti quanto ànno a cuore il benessere  della classe misera dè lavorieri, potrà ricevere in breve un favorevole sviluppo, e spegnere nel popolo le funeste  abitudini del giuoco, della ubriachezza, della dissipazione. Una barriera di discordia e di separazione pareva   esistere fra il Clero e i borghesi. Nel giorno memorando dell’anniversario dello Statuto, nel giorno sacro  al più leale dè Re, fra le festive acclamazioni del popolo e della milizia cittadina non si mescevano le voci dè numerosi Sacerdoti del Duomo. I malevoli ci guardarono con sogghigno, ed inocularono nel concetto del paese la ingiuriosa nota di retrivo ed avverso alle libere istituzioni – A dissipare la grave calunnia, a sperdere ogni sospetto e rialzare lo spirito pubblico, era mestieri conciliare le opinioni, e stringere in fratellevole accordo il popolo ed il Clero. Di quest’opera lodevole il Municipio assunse la iniziativa e sue pratiche coadiuvate dagli onesti furono coronate da sì felici risultamente, che nell’ultima festa anniversaria dello Statuto una insolita pompa esilarò la popolazione, e le volte del Duomo echeggiarono dè cantici dè molti Sacerdoti e dignitari della Chiesa, e le sale del Municipio, stivate di cittadini d’ogni classe, tutta notte brillarono a festa. E questo accordo morale di opinioni, questo affratellamento delle Autorità e dè cittadini, fu sempre il precipuo intento del Municipio il quale nessuna occasione lasciò sfuggire senza rianimare e tenere saldi i sacri vincoli di affetto e carità cittadina. Le feste, e le soiree celebrate nelle sale Municipali non ebbero certamente altro scopo; poiché mentre da un lato eccitavano il brio e la vita e raffinavano i costumi, favorivano d’altra parte l’accordo delle famiglie, e l’innesto delle opinioni.  Né diverso ancora fu lo scopo d’una altra non meno plausibile istituzione; dir voglio della Casina Civile.  Un luogo di onesti ritrovi aperto alle colte classi del popolo, per facili e frequenti riunioni, è un mezzo  efficacissimo di concordia, e di morale e politica educazione. E se questa gentile istruzione, oggetto d’invidia per  altri Comuni, non può dirsi figlia del Municipio, ma fu il risultato dè miei  sforzi privati e della vostra benigna condiscendenza, è d’uopo però che la stessa entri per una volta nell’indirizzo del Municipio, e che questo la coltivi e la fecondi come pianta di fertili speranze nell’opimo terreno della patria.  La Pubblica Istruzione fu pure per questo Municipio oggetto di cure incessanti. Le somme stanziate nel Bilancio per stipendio al personale degl’insegnanti, e per libri ed arredi scolastici, né di spregevoli sono, né mia a qualsivoglia bisogno riuscirono nsufficienti: la Commissione di vigilanza lodevolmente ha corri sposto alla premura del Municipio; non si mancò di nominare tre Signore Ispettrici per le Scuole femminili; le scuole serali nella stagione d’inverno abbondano assai più che le diurne, e due scuole serali speciali furono installate nel principiar di questo anno per lo insegnamento pratico del sistema nuovo di pesi e misure – E’ forza però confessarlo: questo ramo importantissimo della gestione Comunale à bisogno di esser condotta con maggiore energia.   Le scuole maschili in un paese così vasto non sono abbastanza frequentate, e le scuole delle fanciulle sonoquasi deserte.

Nel corso di questa Sessione io richiamerò principalmente l’attenzione del Consiglio su questa gravissimamateria, e mi farò a proporre quei temperamenti di prudenza e di opportunità, che l’esperienza à potuto suggerirmi.Un’altra opera di più quanto finora io narrai nobile e sublime ò sempre vagheggiata nel mio animo: tentai attuarla, ma indarno: essa congiunge in gentil connubio la carità del Vangelo la filantropia cittadina, ed incarna solennemente il pensiero di Cristo sinitè parvulos venir ad me; voi lo intendeste, io parlo d’un Asilo d’Infanzia. L’amministrazione della Congrega di Carità accolse la bella idea e la favorì, e pensò finanche abolire un quasi inutile ricovero di mendicità per surrogarvi quello dè fanciulli poveri: ma il Ministero per vedute di legalità mandò a male il disegno. Frattanto una così benefica istituzione che già vedesi impiantata in altri molto Comuni più poveri, e meno popolosi del nostro, arrecherebbe fra noi più positivi vantaggi. Gioverebbe perciò sott’altra forma riprodurre la pratica, e in questa Sessione io proporrò al Consiglio la nomina d’una Commissione, che di accordo con la Congrega di Carità esamini e studii i mezzi di attuare un così importante istituto.

7.

Ma una voce, se non m’inganno, par all’orecchio mi susurri una frase di scoraggiamento. Per tutte tali opere, per tutti tali novità v’è mestieri di nuovi mezzi, di nuovo risorse pecuniarie: come dunque potranno esse vedere la luce senza appesantire sul popolo le imposizioni, i balzelli? Non è forse un’enorme stranezza oberare l’erario Comunale per secondare l’amore delle novità? Ed io fin dal principio, o Signori, pensai antivenire queste ingiuriose sofisma dè nemici d’ogni bene e di ogni progresso: è questo il loro motto d’ordine, è questo la loro bestemmia, mercè la quale illudono gl’ignoranti, e dichiarano la guerra alla civiltà al Genio. Il caduto Governo, io già lo dissi, ingannava le masse e fomentava le inerzia e l’abbrutimento: un Governo libero e civile illumina il popolo su’ veri suoi bisogni e a prezzo di lievi e temporanei sacrifici procura  i veri beni e la vera prosperità sociale. Ma che? Non eran forse un sacrificio, ed assai più duro ed insoffribile, la catena della schiavitù, i pregiudizi, la ignoranza? Non eran dunque un sacrificio le carceri e le torture per un solo equivoco motto, per una sola innocente aspirazione? Non erano sacrifici le ingiustizie, le prepotenze, la conculcazione d’ogni diritto? E chi vorrebbe mai ad un lieve sacrificio pecuniario accompagnato dalla libertà dall’istruzione, dalla grandezza individuale e nazionale, preferire la ricchezza inerte e l’abolizione della schiavitù? Né poi l’azienda d’un Comune è da misurarsi alla stregua d’una privata fortuna. Le risorse degli esseri collettivi si riproducono e si creano con mezzi ben diversi, e se un crollo può subire una privata fortuna per un impresa che superi le sue forze, ciò non può dirsi d’una finanza colletti  va, ove il concorso dè singoli non può mai venire meno come mai non vien meno la ricchezza generale  donde il concorso deriva. E questa ricchezza medesima aumentandosi e sviluppandosi mercè le nuove  opere e le nuove istituzioni rende pure più facile e più attivo il concorso, e sempre più florida e rigogliosa la finanza. Non varrebbe forse persuadercene l’esempio di tanti altri Comuni, e Provincie? In qual paese del Regno volgerete voi il piede, ove sorger non vediate novelli edifizi, novelle istituzioni? Quante Amministrazioni Provinciali, quanti Comuni non si affrettano, mercè il prestito di gravi somme, a compire vantaggiose opere per goderne anticipatamente i morali e materiali benefici?  Lungi dunque la pusillanimità, e se finora questo Consiglio Comunale non mancò di prudenza e moderazione nel regolare la  materia dè balzelli, se con mezzi quasi identici a quelli de passati esercizi à finora affrontato gravi esiti, e iniziato vantaggiose novità, non fallirà nel’avvenire alla sua difficile missione di educare  il popolo, e migliorare il paese conciliando le pubbliche e le private esigenze.

 8.

Io vi ò narrato, o Signori, di molte opere che l’Amministrazione Comunale à deliberato o iniziate, e di altre che saranno oggetto di ulteriori fatiche nella ventura gestione. Ma penso che abuserei  delle vostra gentil sofferenza ove tutto per filo e per segno discorre volessi le singole particolarità della  gestione comunale. E però io mi tacerò dell’incremento apportato alle rendite patrimoniali del Comune mercè le molte convenzioni conchiuse in pubblici atti con Corpi morali e con privati occupatori di suolo Comunale. Nulla dirò delle fatiche durate per la revisione dè Ruoli delle cittadina milizia a fin di purgarla da ogni impuro elemento, né delle molestie subite per comporre i quadri della milizia mobile. – Nulla dirò dell’ampliato servizio Sanitario, essendosi a quattro professori assegnato rispettivamente un distinto rione del paese e subordinato il pagamento degli stipendi alle esibizione d’una lista mensuale degli infermi poveri che furono oggetto delle loro cure.

Nulla dirò della vigilanza severe della annone ripartita a molti membri della Giunta, e della instancabile assiduità nel frenare le rapaci abitudini dè venditori e degli sforzi costanti per  insinuare nelle masse il sistema novello dè pesi e delle misure.- Nulla dirò delle pendenze giudiziarie espletate con successo; della vittoria dell’annosa causa contro gli eredi de Rosa; del risultamento nel giudizio possessoriale contro Tartaro;  dell’impulso dato alla grave causa contro il Duca di Bovino, essendosi affidata la difesa a due distinti ingegni del foro Napoletano Signori Civita e Roberti. Né vi dirà, che il nostro Municipio fu uno dè primi a deliberare un  omaggio al Timoleone (Giuseppe Garibaldi)  dè nostri tempi, all’Eroe di Caprera quando non à guari sotto il cielo di Napoli, padiglione di sua gloria, veniva fiducioso a recuperare la perididante salute.

Di queste e di molte altre cose io mi passerò non stancare la cortesia di chi mi ascolta; e dirò intanto ad alcuni scettici, che qui non sono – io non venni a narrar fiabe, ed aneddoti; ò esposto i  fatti quali sono, e i fatti al dire d’uno scrittore valgono quanto le colonne di granito: si spessa le mascelle chi cerca addentarle.  Centottanta deliberazioni del Consiglio comunale, e circa trecento deliberazioni della Giunta Municipale – ecco i fatti, ecco le colonne di granito. Quelle cifre sono solenni testimonianze che sbalordiscono qualunque opposizione – Amore al paese, fiducia nella maggioranza, disprezzo della insensata contrarietà, sarà questo intanto il nostro programma. E’ destino della civiltà di camminare attraverso le lotte: il tempo, arbitro supremo delle cosse dell’uomo, dissipa le illusioni e matura le sublimi verità.

9.

Ed ora a voi mi rivolgo, o speranze della patria mia, vispi fanciulli, e studiosi giovanetti; chè a voi benanche il provvido Municipio non negò le sue cure, e paterne sollecitudini – Quattro giovani maestri, riputati per opinione e per sapere, a voi consacrano le loro fatiche del giorno: a voi consacrano le ore della sera con disinteresse ed amore due solerti Sacerdoti. Per voi una Commissione di eletti cittadini raddoppia la sua vigilanza; per voi le pubbliche prove, in cui si belle mostra faceste dè vostri studi infantili; per voi l’erariocomunale avaro non fu mai di largizioni e sussidi. – Per voi finalmente questo pubblico attestato di lode, questi premi di onore, questo entusiasmo, questo festa cittadina.

Oh figli del popolo, se l’ignoranza finoggi fu la pietra sepolcrale dè nostri destini, il sapere e la istruzione sarà la scala luminosa di risorgimento e di trionfo. Il sapere e la istruzione feconderà né vostri animi i germi preziosi che natura vi pose, dissiperà i pregiudizi e le ree tendenze, svolgerà i sentimenti di religione e di patriottismo, vi darà la fierezza di uomini liberi e virtuosi, vi aprirà la carriera delle cariche e degli onori. Il sapere e la istruzione sono il gran segreto della nostra futura grandezza. Le lotte ed il sangue, l’esilio ed i martiri destarono i primi vagiti delle libertà: il sapere e la istruzione saranno il suo trono ed suo palagio regale. Ed oh come splendido è l’avvenire che vi si para dinanzi! L’ultima ora della riscossa è sonata, le cento città della Penisola sollevano un grido di gloria ripercosso dall’Alpi e da due mari, l’Aquila della vittoria misura il suo volo dà pinnacoli del Vaticano, e l’Italia dal trono dè Cesari riflette sul volto dè figli la maestà della sua grandezza.  O figli del popolo, l’avvenire che di tante lusinghe vi sorride allo sguardo, accenda né vostri petti il sacro foco della virtù, e vi renda degni cittadini di questa grande nazione a cui apparteniamo. Questi pubblici encomi, queste argentee medaglie che il Municipio oggi vi largisce,v’infiammino d’una nobile emulazione, e sieno a tutti i fanciulli della vostra età eccitamento e sprone ad  acquistare i preziosi tesori della istruzione; e quando adulti, e fatti ricchi di virtù e di sapere reggerete i destini del paese, ricorderete con compiacenza le amorevoli cure del presente Municipio e le deboli parole  di chi lo rappresenta. (Giuseppe Musone)

 NOTA: Giuseppe Musone, avvocato, da Agostino e Rosa Moretta, coniugato con Adelaide Nicotera, fu discepolo di Domenico Capitelli, Presidente del Parlamento Napoletano del 1848, successivamente per l’esercizio della sua professione, operò nella Città di S. Maria C.V., dove fu uno dei maggiori avvocati di quel Foro. Diede alle stampe numerose pubblicazioni giuridiche, tra cui un trattato dal titolo: Osservazioni sulla morale e sul Diritto. Nel 1846 pubblicò un volume di Poesie Varie. Fu collaboratore del giornale liberale L’eco della Campania, insieme a Francesco Alvino, Giuseppe Inglese, Govanni Sideri e Nereo Domenicucci, fu il frutto giornalistico in Terra di Lavoro della Costituzione accordata dal Re Ferdinado II, il primo numero uscì il 10 febbraio 1848 con articolo a firma di Giuseppe Musone. Per i suoi principi liberali, apertamente manifestati, subì, dopo i noti eventi del 1848, continue persecuzioni dalla polizia borbonica. Rientrato in Marcianise, si dedicò, in attesa di tempi migliori, unicamente ai suoi studi, collaborando a formare nuove coscienze liberali nella città di Marcianise. Con voto plebiscitario fu Consigliere Provinciale del Mandamento di Marcianise, nel 1863 sostituì il Sindaco de Franciscis e successivamente fu eletto Sindaco della sua città, cui dedicò tutte le sue migliori energie per realizzare opere di rinascita per la Città di Marcianise, in modo particolare il rilancio della istruzione pubblica, detenne quest’ultima carica dal 1863 al 1868.  Il suo successore fu Nicola Gaglione che terminò molte opere avviate dal Musone.Lo storico Nicola De Paolis, nel suo primo Volume, Questioni Archeologiche, Storiche, Giuridiche, Araldiche, a p. 206, 1881 scrive: il nome di Giuseppe Musone lascia tanta fama di se come cittadino integerrimo, avvocato onesto, sapiente giuriconsulto, cultore delle belle lettere, benemerito della sua città e vindice dei padri diritti.  

Cfr. Nicola De Paulis “I Figli Illustri di Marcianise” e Cfr. Donato Musone , Storia Civile di Marcianise p.112-124.

NOTA:  Questo opuscoletto  acquisito e non “catalogato e fuori palchetto” fu trovato per caso da Mons. don Giuseppe Centore e durante le mie ricerche alla Biblioteca del Museo di Capua mi fece dono di una copia. In questa occasione rivolgo un sentito ringraziamento e riconoscimento all”ex Direttore del Museo Campano di Capua Mons. don Giuseppe Centore per questo importantissimo “ritrovamento”,  documento che rende  un grande contributo alla Storia Patria ed alla cultura . (D.M)

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