Il Convento e la Chiesa di S.Francesco d’Assisi in Marcianise: Note d’Arte sul Convento Alcantarino di Marcianise di Gaetano Andrisani (*)

L’Architettura

Chi entra, da piazza Onofrio Buccini, nel convento dei francescani di Marcianise, dopo un breve ingresso, s’imbatte nel luminoso chiostro, definito da archi sorretti da massicci ed alti pilastri di tufo. Sebbene riscontri a prima vista manomissioni e strutture aggiunte (1) soprattutto si nota il ripicciolimento delle luci degli archi —, ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un’opera di un costruttore intelligente, tanto i rapporti di volumi e di masse sono rispettati. La stessa sensazione ha quando visita la chiesa, si ferma nei corridoi del piano superiore, composti a quadrato perfetto per l’accesso alle ariose cellette, o sale per curiosità dalla soffitta nel sottotetto della chiesa per ammirare la spaziosità della costruzione e la struttura della volta.

Il Vanvitelli ha impegni di vastissimo respiro ed è troppo grande per interessarsi delle chiese della periferia casertana. Ragionando sulla unità stilistica di queste costruzioni e sui riferimenti che, nella struttura, nelle modanature architettoniche come negli ordini, esse hanno con la Reggia di Caserta, conoscendo la perizia dei migliori capimastri e degli operai edili delle nostre contrade, peraltro impegnati nei lavori del Palazzo Reale, dove si istruiscono alle tecniche più aggiornate, pare logico dire che i lavori delle chiese delle contrade casertane vengano eseguiti da maestranze locali su progetti di aiuti e disegnatori dello studio del Vanvitelli. Nè sono contrastanti con questa tesi la tradizione secondo cui i mastri ed i manovali marcianisani avessero il permesso speciale di lavorare alla costruzione del convento e della chiesa alcantarini di domenica (3) e la concessione di usare per questa fabbrica dei materiali di risulta della Reggia (4), trasmessa con un biglietto d’ordine a Pietro Bernasconi, che è capomastro degli importanti lavori casertani.

Le caratteristiche peculiari della chiesa alcantarina di Marcianise, come di tutte le costruzioni del genere le quali risentono della influenza vanvitelliana, sono la solidità delle fondazioni, incatenate da archi e volte, sul vuoto di cripte cimiteriali o direttamente sul terreno sago­m.ato, determinanti il piano di terra; lo spessore considerevole dei muri, sovrabbondantemente calcolato; la chiusura della costruzione a volte robuste, di ampia luce come nella chiesa, o susseguentisi a catena come sulle cellette e sui corridoi del convento; la ricercatezza di un’architettura seria, unitaria, che inquadri i movimenti delle lesene, dei pilastri e dei muri in una scenografia essenziale ma splendida, in cui s’inseriscano con armonia le rientranze delle cappelle laterali, concepite come corpo della chiesa e non come parti staccate (6);  la correttezza stilistica dell’uso appropriato di basi, di capitelli, di architravi, di fregi e di cornici.

L’elemento principale dì questa essenziale visione architettonica è la struttura nella semplicità delle sue linee, nei chiaroscuri dei nuovimenti dell’abbondante lesenatura, nei rapporti geometricamente standiti dei volumi e delle proporzioni. Ogni decorazione e superflua e distrae dalla direzione architettonica data dai costruttori all’opera; per questo avremmo desiderato che l’energico Padre Polimeno avesse ridato alla chiesa i suoi colori originali, chiarissimo per le cornici, un poco meno per i fondi: la volta sarebbe apparsa pur alta, la costruzione più  ampia.

 Note

(1) Con la legge di soppressione delle comunità religiose del 7 luglio 1866, il convento alcantarino di Marcianise passa in proprieta del Comune per essere adi­bito a locale scolastico. Le condizioni del bilancio comunale non consentono molte possibilità di adattare l’edificio monastico: il Regio Commissario della Congrega di Carità. Amedeo Anselmi, soprattutto riferendosi alle dichiarazioni ed agli inviti a lui rivolti da Alfonso Musone, nel tempo facente funzione di sindaco, nella tornata del 17 ottobre 1881 della Commissione da lui istituita per studiare il modo più utile alla popolazione marcianisana di beneficiare dell’eredità del canonico Giovan Battista Novelli, propone di offrire in permuta al Comune per il convento il palazzo di proprietà di Ercole Foglia (attualmente occupato dagli uffici di Pretura e dai Carabinieri) in posizione più centrale e facilmente adattabile a scuola pubblica. Gli atti sono stipulati il 14 marzo ed il 14 aprile 1882 dal notaio Gaglione la Congrega di Carità acquista il palazzo di Ercole Foglia << mediante la cessione di una Rendita sul Debito Pubblico al corso di Borsa e di tanta esctensione di terreni dell’Eredità, quanta fosse bastata al saldo del prezzo di stima determinato in Lire quarantamila,>> e lo cede al Comune in cambio del convento dei frati alcantarini. Gli atti di acquisto e di permuta sono approvati con Regio Decreto del 29 giugno 1882. Leggo la Relazione a S. E. il Ministro dell’Interno del Regio Coni­nmissario per la disciolta Congregazione di Carità di Marcianise, Caserta, Stab. Tip. del Comm. G. Nobile e C., 1883. L’ Anselmi vi dice testualmente: << Egli è così che io abborrente dal farmi sospettare di novatore, in quelle Celle che accolsero un tempo pochi profughi del mondo, pochi paurosi della Società, potei separare e adagiare i miei Orfanelli, impaziente com’era di dar mano all’opera più impellente alla quale mi moveva la trista esperienza dell’abbandono (pag. 357)>>.

Il Commissario dice dei giudizi dei tecnici chiamatia far perizia e della sua decisione << Uomini d’arte, chiamati a visitarlo (il convento) per combinare insieme il suo adattamento all’uso cui l’avevo destinato pronunziarono un giudizio da isgomentire. Si diceva che le muraglie   fatte di tufo come tutte le altre costruzioni in questi paesi –  erano per vetustà guaste, corrose dal tempo e dall’umidità. e che si sarebbero sfasciate non appena il piccone del muratore avesse turbato il prodigioso equilibrio che le manteneva in piedi.., lo stringeva per impazienza le pugna… Mi era gia fatto stimator di terreni, mercante di bestiami, agricoltore, banchiere….potevo ben farmi architetto… e mi gettai arditamente nell’impresa. Un esercito di muratori, di falegnami e di fabbri accorse alla mia chiamata, si sondarono i muri, si rafforzarono con ben disposte catene, poi comnciò l’opera di trasformazione di tutte quelle camerette; si gittarono arcate, si tolsero tramezzi, e a breve andare quel vetusto edilizio, diviso in tante cellette come ira alveare. andò superbo di due vasti dormitori, di varie amplissime sale, non cercando però l’eleganza che in via secondaria, avendo prima di tutto cura che da questi gravi lavori risultasse quanto potesse rendere veramente comodo il locale  e rispondesse ai migliori consigli dell’igiene. E così si ebbero Sale per le diverse Scuole, l’appartamento pel Direttore, l’alloggio per gli Impiegati subalterni, la Cucina, il Refettorio e quant’altro poteva accorrere (Relazione cit., pagg. 360‑361)>>. Anche nei corridoi superiori sono visibili le catene messe durante questi lavori di adattamento. Notare che l’Anselmi scriveva nei bollori risorgimentali.

(2)  Durante i recenti lavori di restauro di questa chiesa, voluti dal parroco Mons. Cataldo De Savio e da me diretti, ho avuto modo d’interessarmi della sua storia: in effetti, la parrocchia di San Sebastiano oggi occupa un luogo ricco di antiche e nobili tradizioni. Per questa chiesa di Sant’Agostino ho trovato la notizia certa di un intervento di Luigi Vanvitelli: nella platea manoscritta esistente presso l’amministrazione dell’Opera Pia di Caserta (Platea degli effetti, e rendite delle Signore Donne Moniche del Venerabile Monistero di S.Agostino dell’ lll.m.o ordine di S. Domenico della città di Caserta. Nella quale si è raccolto tutto lo che si è possuto avere di notizia così per la fondazione del med.mo, e beni, che fino a questo anno 1741 possiede con li pesi, e altro, compilata dal D.re Dig.r D. Francesco Maria Bagnulo. Nel tempo gouernava la Sig.ra Suor Maria Angela Casoli  Priora), nel capitolo Gra zie concedute a questo Monistero dalli nostri Regnanti per riparare le Fabriche, della nostra Chiesa, e Monastero, a pag. 188, si trascrive l’originale sistente nel Vol. e delle vendite d’annue entrale fol. 59, che nonostante pazienti ricerche non siamo riusciti a trovare, di un Real Diploma al Cavalier Neroni Sopraintendente di questo Stato Reale, nel quale fu ordinato, che il tutto si riparasse, ristorasse, ed au­gumentasse. Questo Dispaccio ha un notevole interesse anche ai fini del nostro lavoro è datato Portici 15 maggio 1753. Inizia con queste parole: Avendo dato conto al Re di quanto l’Architetto D. Luiggi Vanvítellí ha rappresentato per mezzo di V.S., e che V. S. ha riferito con sua Lettera de 18 dello scorso, riguardo l’incominciamenti della rovina della Fabrica della Chiesa, e Monistero di S. Agostino  di questa Città… E’ buona testimonianza di questi lavori D. Crescenzio Esperti per le sue Memorie ecclesiastiche della Città di Caserta Villa Reale (Napoli, Stamperia Avelliniana, 1775) ; a pag. 169 scrive : La Chiesa stassi facendo di nuovo con coro, ed organo, e decente Sacristia.

 (3) Che ci sia preoccupazione da parte di tutti gli organizzatori dei lavori di non distrarre gli operai dalla costruzione di Palazzo Reale è abbondantemente provato anche dal documento cui facciamo riferimento nella nota precedente, nel quale si legge testualmente: S.M.tà ha risoluto, che V.S. disponga, che di suo Real conto si vadino (sic !) facendo annualmente quelle riparazioni più urgenti, e necessarie in quella Chiesa, e  Convento, e V.S. si  serva per questo fine della Fabrícatori, che fa­ticano nelle Opere del Palazzo Vecchio, e nelle altre opere differenti, e li meno occupati, e non servirsi di quelli, che sono destinati alla Fabrica del nuovo Palazzo Reale, e procurando che tutte le riparazioni si vadino facendo poco a poco, e con la maggiore economia passibile : Lo prevengo a V.S. di ordine di S. M.tà per sua intelligenza, e guida. Da queste disposizioni è facile immaginare la disciplina dei lavori della Reggia e l’impossibilità di distrarre mano d’opera per altre costruzioni; quindi, in certo modo si giustificano la necessità di usare del giorno festivo per l’edificazione del convento di Marcianise e la lentezza  nel portare l’opera a compimento. Per la chiesa di Sant’Agostino di Caserta è documentato che nel 1842 solamente si riesce ad abbellire dì stucco la facciata, dopo novant’anni dal dispaccío firmato dal marchese Fogliani, da noi quasi integralmente riportato.

 (4) Nell’archivio del Convento di Marcianise si trova il permesso del Cav. Neroni di usare dei mattoni di risulta: Il Sig. D. Pietro Bernasconi faccia che i padri Scalzitti di Marcianese si servano e facciano uso di quei rottami de’ mattoni che egli stimerà non possono servire per la fabbrica del Real Palazzo, avendoceli ricordati per carità. Cas.ta, 28 giu.1761. Il Neroni è l’Intendente del tempo. Leggiarno l’Esperti, op. cit., pag.177:  Nella detta Città (Caserta), e propriamente nel Palazzo, residenza del Cavalier Neroni, accosto al Real Boschetto si tiene due volte la settimana ordinariamente il Mercoledì, e’ l Sabato una Regia Giunta per l’interesse del Regio Erario. Presiede a detta Giunta (della quale fa parte anche Luigi Vanviteli) come capo D. Lorenzo Maria Neroni Cavaliere dell’Ordine di S. Stefano, Marescial di ‘Campo degli Eserciti di S. M., Capitano delle sue Reali Guardie d’Infanterie Italiane, Intendente, ed Amministratore Generale degli Stati di Caserta, Valle, ecc.

 (5) Cfr. Gaetano Andrisani, Il parco reale di Caserta, in Scena Illustrata, Anno 73, N 5, maggio l958, pag 15.

 (6)  Se si eliminassero le balaustre che delimitano le quattro cappelle laterali, la sciando come fatto distintivo solo la differenza di un gradino dei piani di calpestio, la chiesa acquisterebbe più spazio. Quest’esperimento con risultati positivi, ho fatto nella chiesa di S. Agostino di Caserta, abolendo dei cancelli balaustre ai due altari laterali Ha sortito, altresì l’effetto ottico di maggiore spaziosità della chiesa caser tana l’uso di tinte chiare, oltre l’ab olizione di una inutile e pesante decorazione provinciale.

 (*) Tratto dal volume<< Il Convento e la Chiesa di S.Francesco d’Assisi in Marcianise 1812-1962>> a cura di Padre Giuliano Polimeno ofm. Pagg.  41- 46. Diffusione 23 gennaio 2013 a cura Risvegli Culturali, trascrizione  Donato Musone.

 

1 Commenti

  • by Mabel
    Posted 18 Marzo 2021 13:10 0Likes

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